martedì 12 agosto 2014

I sopravvissuti...con un cuore immenso e tanto da insegnare


Esiste un sentimento talmente profondo e misterioso, che difficilmente riesco a dargli un nome. Si potrebbe chiamare amore, ma non basterebbe. Si potrebbe, allora, definirlo fiducia, ma non riuscirebbe ugualmente a descrivere una particolare situazione...una situazione così estrema come quella degli animali salvati dai lager, domestici, privati o pubblici, all'interno dei quali piccoli amici di ogni razza e specie hanno vissuto momenti talmente dolorosi e incredibili che è difficile raccontarli con semplici parole.

Si perché un dolore quando scava all'interno di un'anima lascia sempre dei segni indelebili...cicatrici più o meno profonde, che poi non guariscono più o, per lo meno, quando lo fanno, stanno comunque sempre bene in vista, impresse nella memoria e basta un lieve momento di incertezza, perché improvvisamente tutto riaffiori come un vortice, riportando il ricordo là...all'inferno!

E così questo sentimento, che spinge cani e gatti a fidarsi ancora dell'essere umano, malgrado tutto, è un'emozione unica, un altro di quei doni che solo il mondo animale sa ancora regalarci. Chi ha vissuto l'esperienza di prendere con sé un animale proveniente da un sequestro, da un canile lager, un cane o un gatto maltrattato, seviziato, sa bene quanta costanza ci voglia per creare una nuova relazione di fiducia, ma poi vive anche la gioia unica di sperimentare in prima persona come l'amore faccia davvero miracoli, come sappia vincere ogni barriera per comprendere che, oltre le frasi fatte, ci sono anche gli avvenimenti concreti.

Una grandissima lezione per ogni essere umano. Ci arrabbiamo, portiamo rancore, tagliamo relazioni in nome dell'orgoglio e perdiamo, così, parti importanti di vita, frammenti di esistenza che, spersi nel vento, sarà poi difficile ricomporre insieme. Siamo la società delle vite spezzate, dei sogni infranti, della felicità mancata...ma dove cerchiamo tutto ciò? Dobbiamo cambiare il nostro sguardo e farlo poggiare lievemente su nuovi orizzonti e, in ciò, i nostri amici a quattro zampe sono ottimi maestri.
- Speed quando era ancora in canile - 


Nella mia vita è prima arrivato Speed, adozione del cuore proveniente da un canile del sud Italia. Due zampe spezzate, un'operazione in cui i soldi donati non erano stati investiti come dovevano, tanto da richiedere immediatamente un nuovo intervento, rabbia, dolore, aggressività...insomma un cane matto! Un periodo di psicofarmaci, comportamenti apparentemente inspiegabili e tanta, tantissima pazienza per non gettare la spugna. Poi, con il tempo, appunto il miracolo...la fiducia ha iniziato di nuovo a farsi avanti, la voglia da parte di entrambi di incontrarsi in una nuova relazione e ora ci siamo, possiamo con-dividere le nostre esistenze insieme.

Tre anni fa non ci avrei scommesso neanche io sulla nostra relazione. Spesso guardavo i cani, che obbedivano ai loro padroni e quasi li invidiavo. Osservavo chi portava con sé il proprio amico a quattro zampe dappertutto e pensavo: chissà come si fa?

- Speed oggi - 


Oggi lo so, ho finalmente capito come si fa...si ama il proprio cane, così com'è, senza cercare di renderlo perfetto, un esemplare da manuale e lui si tranquillizza. Anche oggi perfetto Speed non è di certo, ma di quel cane che è arrivato anni fa non rimane gran che...come si chiama questo sentimento? Non lo so...amore, fiducia, stima, voglia di stare insieme...il nome non credo sia importante, mentre fa male pensare che tutto ciò nel mondo degli umani lo si trova, oggi, sempre con maggior fatica....

E dopo Speed è arrivata Trilly. Dopo quasi quattro anni, la incontro, in occasione di una giornata dedicata proprio ai pet, e intravedo in lei lo stesso sguardo del terrore che aveva Speed in canile...ironia della sorte, karma - chiamatelo come volete - ma proveniva anche lei proprio da quello stesso canile...Certo la sua situazione era migliore, ma solo perché cucciola, quindi pochi danni mentali, ma tantissimi fisici...parvovirosi, un pò di rachitismo, la paura iniziale che non ce la facesse...alla fine però è qui...
- Trilly -


Timore dell'essere umano, come darle torto? Ma ora si sente a casa, noi siamo il suo branco e lei fa parte della nostra fantastica "famiglia"...Quando facciamo la passeggiata, corre allegra da una parte all'altra, è davvero fiera del suo gruppo. Ogni tanto guarda su e l'incontro di sguardi non fa altro che rafforzare questa relazione. Così, con lei, ritorna quest'emozione dal nome difficile, di nuovo è qui!

Quando rientro a casa e vedo le loro code impazzire, i salti in alto per arrivare per primi a leccarti il viso, sento il cuore che batte forte e penso che regalarsi un'adozione deve essere una scelta consapevole di sicuro, ma che non ha pari...si pensa sempre "Ora faccio una buona azione e salvo un animale sfortunato!". Bene, cambiamo la prospettiva, questa buona azione non la stiamo facendo solo al cane, ma anche a noi stessi: ci stiamo donando la possibilità di amare ed essere amati nel senso più profondo del termine, ricucendo l'ancestrale legale tra uomo e cane, che, purtroppo, nel corso dei secoli, si è logorato, rompendosi del tutto laddove l'essere umano ha creduto di essere padrone-dominatore e non più un buon compagno di viaggio.

L'ultima lezione di vita è arrivata poi sabato notte. Alle 4.00 del mattino abbiamo accolto una micia, proveniente da un allontanamento da un non luogo, uno di quei luoghi in cui far violenza all'animale è all'ordine del giorno.

- Mirna -

La storia della sua vita non è particolarmente originale, purtroppo: rinchiusa per mesi in un trasportino, dopo di che passi in un gattile, poi ti adottano per scoprire immediatamente dopo che non vai bene, perciò, resa come un oggetto, altro giro in trasportino, 14 ore di viaggio, esci, sei libera - anche se in un bagno di una casa sconosciuta, dove probabilmente ti dovresti chiedere: Testa o croce? Maltrattamento o essere umano? - e come prima cosa che fai? Le fusa!!! Fusa rumorosissime e salti nelle braccia di una sconosciuta, solo dopo ti accorgi che hai due ciotole per te: acqua e pappa. Mentre ti accarezzo penso che la vita va al contrario, che spesso fa male anche viverla, che quelle fusa piuttosto di un soffio e di un graffio sono proprio uno schiaffo morale all'essere umano. Dieci mesi di dolore, di umiliazioni e privazioni, che non generano vendetta. No, la vendetta infatti lascia il posto, qui, alla voglia di crederci ancora: la micia fa le fusa, struscia la testa sul volto e si accovaccia tra le braccia...

Ora questa micina cerca una casa vera tutta per sé, ma finché non l'avrà si accontenterà di questa in cui sta, perché il pensiero di mandarla di nuovo in gattile non è sostenibile, non è, forse, neppure ipotizzabile. Mirna è il suo nome, ma che importa? Ne avrà già sentiti così tanti in pochi mesi di vita, che forse non sa più neanche chi è, ma sa riconoscere chi ha vicino a sé.

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