domenica 24 agosto 2014

Nepal, stop al massacro di animali di Gadhimai


Grazie alla campagna promossa da Animal Equality, il governo indiano ha vietato il trasporto di animali vivi dall'India in Nepal, in occasione della festa in onore della dea hindu Gadhimai, che si terrà nel prossimo mese di novembre.

Si tratta di un successo di primaria importanza, che consentirà di salvare la vita a migliaia di animali. Infatti, in occasione di questa festa, che si celebra ogni 5 anni, torture, crudeltà e ferocia sono le parole d'ordine rispetto al trattamento di esseri indifesi, che vengono sacrificati alla divinità. 

L'ultima volta, nel 2009, si stima che il numero delle vittime si sia aggirato tra i 200.00 e i 500.00 animali, condotti qui da ogni parte del continente asiatico, per morire in cambio di favori e protezione richiesti alla dea Gadhimai per se stessi e per la propria famiglia.

Animal Amnesty, però, vuole tentare di andare oltre. Obiettivo finale dell'associazione è, infatti, quello di bloccare completamente tale rituale sacrificale e per questo ha lanciato una petizione, che è possibile firmare, andando direttamente sul sito: http://fermiamoilsacrificio.org. Sono molti i Paesi che stanno già aderendo alla raccolta di firme, l'Italia è tra questi.

Sullo stesso sito è presente anche un video, che testimonia le crudeltà a cui sono sottoposti gli animali nel corso della festa di Gadhimai. Qui i partecipanti, per lo più sotto effetto di alcol, fanno entrare tori, vacche, capretti, agnelli e altri piccoli e grandi amici a quattro zampe all'interno di recinti, in cui boia forniti di scimitarre li decapitano, uno dopo l'altro, tra grida di terrore e urla di dolore, che fanno da sottofondo al tragico rituale. 

Tutto ciò dovrebbe tranquillizzare la dea,  in cambio di ricchezza e fortuna. 

Chissà come mai nel 2014 continuano ancora rituali così schizofrenici sul pianeta. Morte e dolore in cambio di felicità. Vite stroncate per placare una divinità. Ma perché mai, poi - mi domando - l'uomo è da sempre convinto che gli stessi esseri superiori, che lo hanno creato, generato o che vegliano sul suo destino gli chiedano di versare sangue per farlo vivere felice. Chissà...

E mentre quest'interrogativo rimane senza risposta, intanto, in qualche parte del mondo un altro uomo, in nome di una qualsiasi religione o superstizione (perché poi - ulteriore ironia della sorte - ci si massacra in nome di differenti credi religiosi, ma si è tutti uniti nel sacrificio, basta che sia un animale a farne le spese) o in nome anche di un semplice impulso, chiamato follia,  va avanti con il suo piano e toglie la vita a un animale, solo perché diverso da lui, solo perché meno forte, solo perché...chissà mai perché!

Così si aggiunge un nuovo chissà, che affolla la mia mente e sconvolge il normale ritmo dei pensieri. Un forte senso di impotenza, che non mi aiuta a sentirmi parte integrante del genere umano, ma, anzi, mi spinge a mettere distanze con tale povertà di pietà, quella pietas che da sempre ci consente di riconoscere l'amore nell'altro, non importa quante zampe abbia, se voli alto nei cieli o nuoti nei mari sconfinati...

Un piccolo gesto in questo caso si può fare. Basta una firma per fermare la mano dei carnefici del Nepal e salvare così centinaia di vite. Intanto, un grazie immenso va ad Animal Amnesty, all'impegno promosso in questa causa, ora tocca a noi: non lasciamoli soli.



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